Tempi sempre più duri per coloro che rimangono interessati a costruire un nuovo progetto per la città capace di offrire una alternativa alla destra del sindaco De Mossi, ex consigliere di amministrazione di Sansedoni SPA (ma questo Pino Di Blasio, direttore de La Nazione Siena non lo scrive mai). Con il pretesto del sostegno alla candidatura di Eugenio Giani a Presidentie della Regione Toscana #brunonolimits#, al secolo Bruno Valentini e #pierluigipersempre# si muovono d’intesa per prendersi il controllo del Pd. D’altronde Piccini, che al momento ha totalizzato già 25 anni al Comune di Siena più cinque solo tentati per bocciatura elettorale, avrebbe difficoltà ad inventarsi qualche altra narrazione civica con la quale presentarsi come un padre nobile. Le sue responsabilità sul passato sono gigantesche e questo blog dovrà farsi carico di rammentare alcuni episodi chiave della storia senese che lo vedono protagonista negativo. Proprio perché l’informazione locale, primo su tutti Pino Di Blasio, gli ha sempre abbonato tutto. Domanda inquietante è il perché….Piccini è abile nel gestire la politica dei due forni. Prima ha provato ad incassare la guida del Santa Maria della Scala dalla maggioranza ma il Sindaco De Mossi non c’è cascato. L’attuale crescente debolezza del Pd offre a Piccini (che ha militato in quasi tutti gli schieramenti politici) l’opportunità di salire su un altro carro e chissà di riprovare a candidarsi a Sindaco di Siena nel 2023. E quale migliore alleato se non quel Bruno Valentini anch’egli impegnato giorno e notte, più con i polpastrelli che con le idee, a bloccare ogni tipo di rinnovamento nel Pd. Si tratta dei due maggiori sconfitti delle elezioni amministrative 2018 che sono costate al centrosinistra la perdita del Comune di Siena dopo 70 anni. Ma sembra che perdere le elezioni produca emozioni così forti da superare quelle di un giro sulla ruota panoramica. Questo spiegherebbe perché anche Simone Vigni, il segretario della disfatta elettorale, sarebbe affascinato dal progetto (si fa per dire) di Bruno e Pierluigi. Con tanto di benedizione da Firenze dove si trova il quartier generale delle correnti che gestiscono in remoto il Pd senese. Fu proprio Piccini, con l’avallo di Vigni, a mettere il veto sull’apparentamento o su quel semplice accordo elettorale con le liste civiche di Massimo Sportelli che avrebbe offerto al centrosinistra reali possibilità di vittoria. Il Pd può e deve aprirsi al civismo ma non ha bisogno di intermediari, tanto più se affetti da egocentrismo e narcisismo. Per Massimo Roncucci, segretario del Pd cittadino, sono giorni cruciali, per provare a imprimere una svolta verso il futuro e non rimanere prigioniero del pantano. Di un passato del quale anche lui ha fatto abbondantemente parte.